Alimentazione e Neurokinesiologia
Scienze complementari sinergiche
Scienze complementari sinergiche
Scienze complementari sinergiche
In base alla mia esperienza (condivisa da molti autorevoli autori) posso confermare che esiste un rapporto diretto, bidirezionale e biunivoco, tra riabilitazione neuro-meccanica e processi metabolici.
Se una corretta educazione alimentare [non clinica] favorisce senza eccezione il riequilibrio metabolico di organi e apparati, ritengo che riabilitazione e nutrizione possano essere considerate a pieno titolo scienze complementari sinergiche.
Noto infatti che alla fine di un ciclo di terapie riabilitative, supportato da un sistema alimentare [non dieta] naturale e corretto, anche tutti i parametri bioumorali alterati subiscono un significativo miglioramento.
La neurofisiologia ci dice che, affinché il corpo sia mantenuto sano, ogni suo organo e apparato deve essere finemente regolato da sofisticati meccanismi neurologici di autoriparazione.
Compito primario della Neurokinesiologia è quello di favorire questo processo di automedicazione riprogrammando le aree cerebrali e il sistema reticolare coordinatore e attivatore.
Di regola infatti un organo difficilmente può ammalarsi se il suo sistema di controllo neurologico è perfettamente integro e libero da interferenze.
Anche disordini alimentari piccoli ma continui sbilanciano i meccanismi di autoregolazione neuronale.
Poiché il cervello è notoriamente “pigro” e scarsamente reattivo (tende a mantenere lo status quo), il sistema nervoso riflesso è costretto a mettere in atto degli “aggiustamenti” o attivare sistemi tampone di emergenza che per l’organismo risultano comunque scorretti e anomali, diventando essi stessi causa di disturbi per organi anche non apparentemente interessati dal disturbo primario.
La scoliosi, ad esempio, può essere considerata prima un aggiustamento tampone del rachide che successivamente si trasforma in patologia.
Le cause di questa anomalia possono essere anche di carattere alimentare (ad esempio un deficit oculare da malassorbimento in fase evolutiva).
Circa il 70% dei miei pazienti è affetto da ernie al disco e soffre di lombosciatalgie. Nel mio caso il trattamento di elezione si avvale delle tecniche della Medicina Manuale ispirate dalla Neurokinesiologia.
Poiché molte persone si trovano in sovrappeso con complicanze posturali più o meno articolate, per ottenere i migliori risultati riabilitativi il decremento ponderale dovrà avvenire in tutti i pazienti in sovrappeso anche lieve e con problemi posturali di qualsiasi origine.
Il disco intervertebrale, ad esempio, sottoposto al peso, subisce un progressivo schiacciamento e disidratazione proporzionale al carico, tanto che alla sera l’altezza del rachide si può ridurre anche di 3-4 cm.
Seguono compressioni sulle radici nervose che fuoriescono dal midollo spinale.
Ma ancor più importante risulta la distribuzione disomogenea e/o asimmetrica del grasso corporeo. Oltre ad elevare significativamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, questo tipo di obesità rappresenta un grosso stress per tutta la schiena.
Ricordo che in Italia l’obesità infantile è più diffusa che negli stessi Stati Uniti e i problemi posturali dei giovani sono spesso una diretta conseguenza del disordine alimentare.
Le certezze epidemiologiche esistenti denotano una relazione causale tra obesità e mal di schiena o meglio tra dimagrimento e miglioramento di alcune patologie.
Sotto l’aspetto posturale è utile notare che l’eccessivo carico ponderale, unito alla pressoché immancabile perdita di tono dei muscoli della parete addominale, genera un’alterazione della statica vertebrale in tutti i suoi componenti.
Si osserva infatti un’accentuazione della lordosi lombare, che per essere controbilanciata porta la colonna dorsale ad un atteggiamento ipercifotico.
Di riflesso, la colonna cervicale, per mantenere un normale asse visivo, assume un atteggiamento di iperestensione con sviluppo di rigidità e contratture soprattutto nelle zone di spalle e collo.
L’allineamento scorretto della schiena, tipico della persona obesa, porta anche ad un’eccessiva compressione sulle strutture ossee, più accentuato in corso di trasferimenti veloci, asimmetrici e scoordinati. Questo può far emergere una sintomatologia dolorosa, spesso permanente, come esito di un’eccessiva tensione su muscoli e legamenti.
Anche in questo caso l’intervento fisioterapico risulta indispensabile e performante per far sì che i fasci muscolari non si affloscino e si eviti l’intervento massivo, compensativo, diretto e sovradimensionato dei muscoli antigravitari e dei mm paravertebrali che tenderebbero ad affaticarsi e a produrre dolori irradiati.
In conclusione, benché vi sia una relazione diretta tra dolore lombare ed obesità, ritengo non sia sufficiente perdere peso attraverso la sola alimentazione educativa elementare [non dieta], ma è necessario che ciò sia associato e supportato dall’attività preventiva e compensativa del fisioterapista, il quale deve prevedere:
È noto che l’aumento disarmonico della massa corporea induce sul piede la formazione di piattismo, associato a valgismo del calcagno e pronazione dell’avampiede.
Ogni disarmonia (anche se lieve) del sistema baro-recettoriale della muscolatura intrinseca, del sistema fasciale, legamentoso e tendineo del piede, ha ripercussioni enormi sull’attività generale del tono di postura e sui muscoli intrinseci della colonna vertebrale.
Tutto questo comporta ripercussioni sulle curve di lordosi e cifosi e sulle torsioni del rachide e quindi sulla stabilità della colonna e sulla distribuzione del carico ai vari livelli vertebrali.
Un piede patologico, dunque, finisce per creare sollecitazioni errate e punti di sovraccarico sia sul corpo della vertebra che sul disco intervertebrale.
È noto che l’aumento disarmonico della massa corporea induce sul piede la formazione di piattismo, associato a valgismo del calcagno e pronazione dell’avampiede.
Ogni disarmonia (anche se lieve) del sistema baro-recettoriale della muscolatura intrinseca, del sistema fasciale, legamentoso e tendineo del piede, ha ripercussioni enormi sull’attività generale del tono di postura e sui muscoli intrinseci della colonna vertebrale.
Tutto questo comporta ripercussioni sulle curve di lordosi e cifosi e sulle torsioni del rachide e quindi sulla stabilità della colonna e sulla distribuzione del carico ai vari livelli vertebrali.
Un piede patologico, dunque, finisce per creare sollecitazioni errate e punti di sovraccarico sia sul corpo della vertebra che sul disco intervertebrale.
Il sovrappeso produce anche alterazione delle articolazioni coxo-femorali, con rischio di frattura del collo del femore e gonatrosi invalidante.
Il trattamento di Neurokinesiologia include tecniche manipolative e mobilizzazioni della colonna vertebrale, tecniche mio-fasciali e manipolazioni viscerali per ripristinare il range di movimento articolare e correggere ogni scompenso posturale.
È evidente che se il soggetto in sovrappeso riesce ad ottenere un calo ponderale e a tenere sotto controllo il peso corporeo attraverso una sana educazione alimentare [non dieta] e una specifica stimolazione neurologica finalizzata al corretto recupero della postura, riuscirà a curare in modo molto rapido gran parte delle patologie osteoarticolari da cui è affetto.